giovedì 24 dicembre 2009

La mescolanza

Il sociologo francese Jean-Pierre Courbeau ha elaborato durante le sue ricerche il concetto di «mescolanza», che va ad aggiungersi a quello di incorporazione di Fischler.

Quando mangiamo, introduciamo all'interno di noi stessi qualcosa di altro, di esterno, di diverso da noi. In tal modo produciamo una sorta di miscuglio da cui otterremo un risultato che non sarà più uguale a nessuno dei due elementi di partenza: né il sé, né l'alimento saranno più gli stessi, quelli di prima.

Il sé, incorporando l’alimento, si mescola con l'altro.

Questa alterità è secondo Courbeau articolabile in cinque punti:

1) l’alterità dell’alimento come corpo estraneo (es. l’oggetto mela);

2) quella del «mana» dell’alimento, la sua dimensione magico-simbolica (es. la mela con tutto il suo universo di significati, dalla mela del peccato alla mela di Biancaneve);

3) quella del gruppo che ha deciso di produrre un determinato alimento in un determinato modo (es. la mela biologica raccolta a mano, piuttosto che la mela industriale simbolo di modernità e progresso);

4) quella di chi cucina l’alimento investendolo di carica emotiva (es. la mela che la mamma dà al figlio per merenda come gesto d’amore e di cura);

5) infine l’alterità del commensale (es. la mela mangiata a scuola o la mela divisa a morsi con l’innamorato).

Affinché un cibo sia per noi incorporabile senza ansie, queste mescolanze devono essere culturalmente accettabili. Ed ecco sprigionarsi l’infinita varietà dei repertori gastronomici appartenenti alle più diverse civiltà, gruppi culturali, sociali, familiari, religiosi, ecc…

La persona e il suo corpo non possono essere concepite come entità isolate e autonome. Esse sono immerse in un contesto culturale ben determinato, fatto di tempi, spazi ed altre soggettività con cui identificarsi o differenziarsi.

Se incorporare il cibo è fondamentale per la cura e la costruzione del sé, è anche utile ad inserire l’individuo all’interno di un gruppo sociale e del suo sistema culinario.

L’identità, d’altra parte, è definibile solo in rapporto ad un’alterità.

Il cibo viene così a delinearsi come efficace marcatore di differenze culturali e sociali e, specularmente, come grande elemento coesivo dell’identità di gruppo.

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