martedì 3 marzo 2015

Rudolf Laban e Natya Yoga: una visione antropologica

Oggi ho riletto una riflessione che ho scritto due anni fa. 
Stavo frequentando il corso di formazione e ricerca in danza educativa e sociale a Mousiké, sotto la guida di Franca Zagatti, ed ero immersa in una scoperta dell'universo labaniano. Pur lavorando con il corpo da anni, non avevo mai approfondito prima di allora gli studi di Rudolf Laban (1879-1958), che è stato danzatore, coreografo, studioso del movimento e figura di spicco della danza moderna.
E' stata per me, antropologa e studiosa di Bharata Natyam, teatro danza dell'India del Sud, una strana rivelazione. Una nuova conferma e una nuova gigantesca finestra sull'affascinante ricerca che sta al confine tra le categorie che in occidente chiamiamo arte, scienza, psicologia e spiritualità.
All'epoca conducevo il mio primo laboratorio settimanale di Natya Yoga, in cui sperimentavo le intersezioni fra esplorazioni labaniane e tecniche tradizionali di danza classica indiana.
Mi sono riempita di meraviglia, e ancora oggi sento il brivido, nel constatare quanto fertile sia l'integrazione fra visioni orientali ed occidentali. 
Dopo aver riletto, ho corretto alcune frasi, tagliato, aggiunto. Anche le parole si trasformano, con l'esperienza. Mi fa piacere condividere questa riflessione con chi avrà la pazienza e il piacere di leggerla.

Rudolf Laban,
La danza moderna educativa,
2009, Ephemeria.
Nella sua opera La danza moderna educativa (1948) Rudolf Laban concepiva la danza come arte primaria dell'uomo, poiché contiene in sé e aiuta a conoscere e comprendere “uno dei più potenti aspetti della natura fisica e mentale dell'uomo: il movimento”.
L'idea alla base del suo lavoro sulla danza come strumento formativo e pedagogico si fonda sull'idea che “tutte le azioni in ogni attività umana, quindi anche (ma non solo) nella danza, consistono di sequenze di movimento in cui un determinato effort (impulso) della persona che esegue sottende ogni movimento.” Ogni azione consiste di una combinazione di impulsi, in cui generalmente ve ne è uno predominante. Gli elementi di effort e le loro qualità derivano dalle attitudini della persona verso particolari fattori di movimento: Peso (forte/leggero), Spazio (diretto/indiretto), Tempo (lento/veloce) e Flusso (libero/controllato). Distinguere i singoli effort che generano il movimento è possibile, andando a isolare ed esplorare, come in un laboratorio, i diversi fattori di movimento e le personali tendenze.

Rudolf Laban, i sei fattori di effort e le otto
principali azioni di movimento.
La danza che Laban propone vuole favorire “una chiara e precisa presa di coscienza della varietà di effort nel movimento, garantendo così il valore e il piacere di ogni azione, anche la più semplice” e intende promuovere “la padronanza del movimento in tutti i suoi aspetti fisici e mentali”.

La danza educativa concepita da Laban si pone 5 obiettivi principali:
  • incoraggiare e consolidare l'impulso innato del movimento danzato (ancora manifesto e praticato dai bambini come forma inconsapevole di esteriorizzazione, esercizio che li introduce nell'esplorazione del flusso e che rafforza le loro facoltà espressive) e sviluppare consapevolezza circa i principi che governano il movimento
  • preservare la spontaneità del movimento in età adulta
  • incoraggiare l'espressione artistica e creativa, migliorare la partecipazione e la cooperazione nei lavori di gruppo
  • affinare le capacità di osservazione del movimento
  • sviluppare una terminologia che aiuti a riconoscere le carenze del proprio movimento e di quello degli altri, per mantenersi attenti e flessibili, capaci di accettare le critiche e i consigli e utilizzarli in modo consapevole per migliorarsi.

Emerge chiaramente una volontà di integrare attraverso il movimento danzato corpo e mente, conoscenza intellettuale e abilità creativa.

“Nella nostra civiltà, nell'adolescente e nell'adulto l'impulso a danzare diminuisce con l'aumentare dell'età. Essi sono semplicemente oppressi dai loro impegni quotidiani e dai molteplici effort isolati richiesti dalle loro attività. La coordinazione di un gran numero di movimenti articolari diventa alla fine tanto impossibile per l'adulto, quanto lo era l'uso dei movimenti articolari isolati per il bambino molto piccolo. Tuttavia, non è soltanto la presenza di un elevato numero di articolazioni impiegate nei movimenti, ma anche l'uso equilibrato di effort differenti, a rendere la danza piacevole e salutare.”

“La danza permette il coinvolgimento globale del corpo attraverso la ripetizione di una serie di effort simultanei finemente orchestrati gli uni con gli altri. Ciò procura un piacere estetico, come l'armonia dei colori in un quadro o dei suoni in un pezzo musicale”. 

Divinità Hindu.
Personalmente credo che nessuna civiltà abbia sviluppato e approfondito, sul piano sia teorico sia pratico, il principio di coesistenza simultanea della più svariata molteplicità quanto quella indiana. L'ossessione vedica per lo smembramento e la ricomposizione è stata tradotta nei più svariati ambiti del sapere, nell’architettura, nella musica, nell’anatomia, ma anche in termini di movimento nella danza. L'arte è sempre organica, ha a che vedere con la vita, ne segue i principi e li influenza a sua volta. L'obiettivo è smontare, cercare, percepire, nominare, prendere coscienza dell'esistenza più infinitesimale, per ritornare ad una globalità dinamica e piena con nuova consapevolezza. L'arte della danza è pratica di trasformazione dei corpi-mente in oggetto di interesse, cura, ri-creazione e ri-significazione.

Le due ricerche, danza educativa da un lato, natya yoga dall’altro, nella mia visione non sono slegate. Esse fanno parte di quella tradizione profondamente antropologica e dinamista che sta alla base della mia formazione, che fa di noi stessi il nostro oggetto di studio attraverso il metodo dell’osservazione partecipante e non giudicante. Le sessioni di studio sono per me una sorta di “esplorazione sul campo”, in cui punto di partenza e punto di arrivo è l’essere umano, con le sue qualità più intime e intimamente legate al tutto circostante, le sue dinamiche e potenzialità cognitive ed evolutive e l’espressione di queste attraverso le infinite gradazioni di sfumature personali.

Geometrie. Architetture. Mandala.

2 commenti:

  1. Molto interessante Daria, grazie per avere condiviso questo approfondimento!
    Giuditta

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  2. Sempre belli i tuoi post Daria! Grazie. Besos!

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